O fiorellino, me lo devi dire
se del mio damo mi posso fidare;
per la pietà di non mi far morire
questo segreto non mi dei celare.
Dimmelo, in carità, non mi tradire,
ché troppo male mi potresti fare!
Non mi vuol bene… me ne vuole… oh Dio!
Sei pur crudele, fiorellino mio!
L'ultima foglia è l'ultima parola…
O poveretta me, ce n'è una sola!
Una ce n'è, ma quella che mi dice
ch'ei mi vuol tanto bene… e son felice!
L'EDERA
A piè delle mia croce, in cimitero,
vo' che ci nasca l'Edera amorosa;
non la bruna viola del pensiero,
non il candido giglio, né la rosa,
chè l'affetto dei fiori è passeggero.
Ma l'Edera s'attacca, ove si posa.
Cresce, e co' rami suoi cinge e s'attiene
a quel che la protegge e la sostiene
e seco ognor soavemente unita,
vive con lui della sua stessa vita.
Amando vive l'Edera gentile,
e a farsi bella non aspetta aprile.
M'è cara sempre l'Edera modesta
che alle offese del gel resiste e dura,
o di un albero antico il tronco vesta
giovane e fresca con la sua verzura;
stenda i suoi tralci, o li declini mesta
sulle rovine delle parie mura.
Per tutto dove l'edera si spande
porta la grazia delle sue ghirlande,
ora leggiadro simbolo d'affetto,
orna e rallegra il povero mio tetto
forse, tra poco, vereconda e pia
consolerà la sepoltura mia.
L'AMARANTO
O vago fiorellin del cimitero
quanto mi piace il tuo bruno colore!
Mi par che tu risponda al mio pensiero,
che tu m'intenda quando ho mesto il core.
Mi par che tu sia simbolo d'affetto,
o dell'anima mia fior prediletto,
fido amico mi par della sventura
il tuo bruno color che sempre dura.
Che importa a me se non ti arride il sole
co' suoi vividi raggi a farti lieto?
Al'ombra fida di romite ajuole
io t'amerò di più nel mio segreto;
e se promessa avrò che in camposanto
sarai sulla mia tomba il fior del pianto,
all'ultim'ora non sarò sgomenta,
e sottoterra ci starò contenta.
Queste poesie di Marianna Giarré, le ho trovate per caso su Internet, su un Sito di giardinaggio…
Donna al quanto stimata ancor oggi. Su di lei ho trovato una pagina sul "100° anniversario della scomparsa" (1906-2006)…
Una speranza Parole di: Marianna Giarré Billi
Musica di: Francesco Paolo Frontini 1905
O Vergin santa, o madre mia d'amore,
A voi confido tutti i miei pensieri
Se d'allegrezza sono o di dolore
A voi li svelo, candidi e sinceri.
Oggi vi dico: ho una speranza in core;
Vergine santa, fate che s'avveri
E se s'avvererà, mattina e sera,
Quando reciterò la mia preghiera
Quando verrò come son usa fare
A por le rose sopra il vostro altare,
Io non sarò più sola; in compagnia
Ci avrò il mio sposo, Vergine Maria.
Fiorellin d'amore versi di Marianna Giarré Billi
musica di Renato Brogi
Io ti vorrei chiamar fior di giunchiglia,
fior di giunchiglia amabile davvero;
ma se ti guardo nelle brune ciglia
mi par s'addica più fior del pensiero.
Fior del pensiero e mammola de' prati
non valgono i tuoi sguardi innamorati,
viol' a ciocche, gelsomini e gigli…
non trovo un fiorellin che t'assomigli.
Fra quanti mai ne posso nominare,
uno che a te per grazia s'avvicini
pensa e ripensa non lo so trovare
nelle siepi, ne' boschi e ne' giardini.
Non ha neppur la verginella rosa
la gentilezza del tuo cor di sposa,
e per aver che t'assomigli un fiore,
dovrà chiamarsi fiorellin d'amore.
O giovinetta dell'età fiorita
Godi le gioie pure
A sedici anni t'arride la vita
Né conosci sventure
T'è caro il respiro di mille fiori
Il profumo gentile
Il vagheggiar gli splendidi colori
Di chi si veste Aprile
Pur come quei color che ti so cari
Fugge l'età fiorita
E allor fra spine e disinganni amari
Viene a languir la vita
Ma tu, se sparirà la giovinezza
Avrai giorni giocondi
Chè fra … della tua bellezza
Ogni vitù nascondi
Carlo Giarré
Senza titolo_2 (Fra)
Quand vos yeux, en naissant,
S'ouvrirent à la lumière
Chacun vous souriait mon fils
Et vous pleuriez
Vivez si bien qu'un jour
À votre dernière heure
Chacun verse des pleures
Et l'on vous voit sourire.
Nonno paterno. Pronipote di Marianna Giarré-Billi.
Versi tratti da "Il diario che non fu scritto" - puntata 33a (scritto nel 1924, in 34 capitoli e dedicato a "Tei", molto probabilmente nonna Elsa).
Seduto sopra un masso solitario,
All'ombra di un castagno secolare,
Una cicala assidua udii cantare
Col ritmo suo, monotono eppur vario.
"Orsù, godete, mi sembrava dire
L'estate breve che non torna più:
Un'altra primavera rifiorire,
Non la vedrete un'altra gioventù!
Per ogni chicco di grano ammassato,
Per ogni istante che da lei è sprecato,
Della formica abbiatene pietà!
Dona al lavoro la più bella età!"
Altri versi trovati tra le carte di mamma (03/2011)
Davanti al focolare
Quando la fiamma cessa ed arde il ceppo solo
nel grande focolare tra gli alari anneriti,
nella stanza ormai buia le parole son rare.
Sol perché chiudo gli occhi e fo la notte in me,
giù dalla cappa scendono in lenta processione
i ricordi ed i rimpianti d'ogni lontana azione.
Son io quel bimbo che mi vedo innanzi
in riso e'n pianto non so più perchè?
Poveri fiori che si son seccati
nascosti tra le pagine d'un libro;
la mano che vi colse vi ha obliati,
la mano che vi trova, resa pia
da un recondito senso che s'ignora*,
talor non osa di gettarvi via.
Massimiliano Giarré
(senza data)
* Secondo papà, che conosce la poesia a memoria, è:
"la mano che vi trova, resa pia da un recondito senso che v'onora,
talor non osa di gettarvi via."
Tempo sprecato
Firenze
19_VII_1960
Da letto
GM
Utile per inutile non vitietur [Utile per inutile non vitiatur=
L'inutile non guasta l'utile]
19 VII 1960 ore 14.25
Piango sul fiocco di lana
che il ferro spinato
strappa dal vello
della pecora brada:
è sprecato!
Piango sul flusso e riflusso
del mare sul lido d'arena,
che resta immutato:
è sprecato!
Meglio lo scoglio più duro
che l'onda carezza
lambisce e frusta:
vien logorato!
Piango sul tempo che lento
e talora più che fugace
rapisce e sparisce:
senz'essere usato!
Mio padre. Ha scritto una sola poesia quando era ragazzo.
La luna si leva sui colli rossina, giallina, verdina, azzurrina... (*)
e, stando in cantina,
disteso o a sedere
fra mucchi di mele e di pere,
io provo un grande piacere
a sentire o vedere
la gente russare o dormire!
Zia Elsa ha scritto numerose poesie, questa è stata riportata nel libro "Premio Letterario Internazionale"
[Città di Lerici -
Sesta Edizione -
13 settembre 1998]
Un libretto è stato editato (dic. 2012) con le sue poesie, scritte dal 1962 al 1994 e riunite da zia per i figli e i nipoti.
Agosto in Toscana
Sera immobile nell'aria afosa
della campagna dopo la trebbiatura,
il terreno è una spazzola irregolare
accesa qua e là da macchie verdi
che vanno scolorando al sole;
canti che escono dalla terra
troppo secca per sperare che piova,
uccelli come raggi che lasciano
nel cielo espressioni di vita;
una timida luna gialla
introduce la notte ed offre
un enorme Strass di stelle.
Tutto è silenzio, solo la fontana
sciorina pigramente un filo d'acqua,
poi vede le stelle ed anche lei tace,
mentre il grido della civetta
prolunga il monotono cri cri dei grilli.
Mia nipote, primogenita di Maria Pia (mia sorella maggiore) e Gianni.
Nel 2004, Virginia mi ha carinamente offerto un libricino di 11 poesie scritte e impaginate da lei sul computer. Per leggere il resto delle poesie cliccare qui
Mio nipote, fratello di Virginia.
Nel 2013 ha redatto questa poesia in latino. Non manca di humor!
Ad Carolinam I,I (Elegiae ad Carolinam)
Cum meae pulchrae Carolinae oculos videam,
cor mimi pulsat,
cogitationis continuus fluctus fluctuat
fragilem que ingenium inundat.
Carolina, matronae magna pars sane es!
E. B.
A Carolina I,I
Come vedo gli occhi della mia bella Carolina,
il cuore mi pulsa,
fluttua l'incessante scorrere del pensiero
e inonda la fragile ragione.
O Carolina, sei proprio un gran
pezzo di matrona!